Muzio Scevola, gli Orazi, i Curiazi ed il poker

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Muzio-Scevola,-gli-Orazi,-i-Curiazi-ed-il-pokerAlla prima epoca romana risalgono due episodi molto significativi.

Il primo, dal valore prettamente tecnico, è rappresentato dalla leggenda di Muzio Scevola.

L’altro, testimonia invece il ruolo sociale ed umanitario che il gioco, nonostante le comuni credenze, ha spesso svolto nella storia.

L’episodio di Muzio Scevola fu largamente tramandato nella tradizione romana quale prova della coerenza e forza d’animo tipica degli antichi abitanti di Roma.

Narra la leggenda che durante un torneo cui stava partecipando il milite romano, egli, in possesso di una coppia di assi (cioè il massimo possibile), si limitò a vedere la puntata minima senza rilanciare, depositando una fiche nel piatto con la mano destra.

Parecchi altri giocatori, potendo partecipare così al piatto in modo molto economico, lo seguirono.

Come capita spesso nel caso in cui vi siano molti giocatori coinvolti, il vantaggio iniziale venne così a mancare e ì Muzio Scevola perse inopinatamente il piatto.

La cosa sarebbe potuta finire lì se Muzio non fosse stato però anche un insegnante di poker e, per giunta,  non avesse anche scritto un trattato intitolato giustappunto “La teoria del rilancio: perché farlo sempre”.

Fu così che, disgustato per ciò che egli stesso aveva fatto, pose sul braciere posto poco distante la mano destra (rea di aver depositato sul tavolo una sola fiche), finché non la bruciò.

Il secondo episodio è relativo ad una delle prime circostanze  storicamente accertate in cui due fazioni, trovandosi contrapposte l’una contro l’altra armata, piuttosto che combattersi, grazie agli illuminati protagonisti di quella vicenda, pensarono bene di risolvere la controversia disputando un torneo di poker.

E Dio sa quanto cruenti fossero i combattimenti in passato, quando non esistevano ancora le bombe intelligenti!

Narra Tito Livio che, durante il primo periodo dell’età regia, Roma e Albalonga erano in guerra e stavano per affrontarsi.

Tullo Ostilio, re di Roma, era propenso alla guerra, ma gran parte della popolazione era contraria, in quanto aveva parenti e conoscenti nella parte avversa.

In molti si chiedevano:

perché combattere  una sanguinosa battaglia fratricida che coinvolge gli interi eserciti e forse anche le stesse popolazioni? Non sarebbe meglio organizzare un torneo per stabilire così il vincitore?

L’idea trovò un buon riscontro anche tra gli Albesi.

Bisognava però stabilire che tipo di torneo fare e definirne le regole.

Su suggerimento di un vecchio sacerdote, la maggioranza dei votanti, che erano tutti nobili, si espresse per l’organizzazione di un torneo di poker.

Ma Tullo Ostilio, che desiderava chiudere al più presto la questione, temeva che la cosa si sarebbe potuta dilungare fino alle calende greche ed era quindi contrario.

Allora fu interpellata la Sibilla Cumana, la quale, dopo i tradizionali convenevoli, decretò che si sarebbe dovuto tenere un torneo con un  massimo  di sei giocatori.

Il responso era perfettamente in linea con le aspettative del re, che desiderava un evento che si concludesse rapidamente.

Ma anche i sacerdoti apprezzarono molto il dettame dell’oracolo, visto che sarebbe stato alquanto difficoltoso recuperare tanti tavoli e relativi dealer sul campo di battaglia.

Si stabili quindi di scegliere tre giocatori per parte  in rappresentanza delle due cittadinanze.

Per ovviare al problema della collusione tra giocatori della stessa squadra, la Sibilla, allo scopo nuovamente  interpellata, decretò che si sarebbe dovuto svolgere un torneo di soli scontri testa a testa.

Fu così che nacque il torneo di poker in modalità heads up.

La conclusione della tenzone è nota a tutti: furono subito eliminati due romani, ma l’Orazio superstite ebbe infine la meglio sui tre Curiazi albesi.

Ciò significò che Roma aveva vinto la guerra e gli albesi, ormai conquistati, divennero anch’essi cittadini romani.

Questo è un episodio che fa onore al poker, perché grazie a questo gioco, furono risparmiate tante vite umane.

Saverio Spinelli

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