Comuni sciolti per mafia, Paolo Ferrara chiede un incontro al prefetto Piscitelli

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paolo ferraraDi seguito la nota diffusa dal Prof. Paolo Antonio Ferrara:

Eccellenza,
con la presente colgo innanzitutto l’occasione per illustrare l’attività svolta sino ad ora dal movimento “Liberi di Ricominciare” da me presieduto. Vorrei, inoltre, concordare con Lei un incontro istituzionale finalizzato ad avviare una collaborazione necessaria a valutare correttamente le eventuali limitazioni e/o incongruenze della legge che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose .
“Liberi di Ricominciare” nasce a San Luca lo scorso 2 giugno in occasione della Festa della Repubblica.
Si è scelto simbolicamente di presentarsi “ufficialmente” proprio in quel territorio della Locride – “ricco” di pregiudizi, lontano dalla città e definito dal Fatto Quotidiano come “culla della ndrangheta” – perché “vittima” dell’ultimo episodio di “antidemocrazia” che ha provocato, a pochi giorni dalla scadenza elettorale, il commissariamento di un’amministrazione giunta a fine mandato.
In seguito a tale esordio, su questa delicata tematica, si sono susseguiti dichiarazioni e incontri sino alla nostra ultima tappa, sabato 15 giugno a Gioia Tauro alla quale hanno partecipato, dopo anni di assenza pubblica, Giorgio Dal Torrione già sindaco di Gioia Tauro e Riccardo Ritorto già sindaco di Siderno.
“Liberi di Ricominciare” mette in discussione la normativa che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, il cosiddetto decreto “Taurianova” n.164/91 ritenendone necessaria una revisione.
Supportato dal giudice di Cassazione dott. Romano De Grazia, “padre” della legge Lazzati, il movimento Liberi di Ricominciare ha lanciato da San Luca la proposta della costituzione di un
“comitato per la difesa della democrazia negli enti locali” composto da amministratori, rappresentanze territoriali ed esperti di settore, con lo scopo di predisporre la stesura di un’idonea proposta di legge.
Non vogliamo difendere la ‘ndrangheta, ma la Costituzione e la Libertà. Sciogliere i consigli comunali per colpa di qualche singolo potrebbe essere inidoneo e trasformarsi in onta per l’intera comunità. A tal proposito la cittadina di San Luca è stata definita: culla della ndrangheta nel testo di un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 3 giugno a firma di Lucio Musolino, mentre qualche giorno prima, il 31 maggio, repubblica titolava, in prima pagina, a firma di Conchita Sannino, Roccaforte: feudo di ndrangheta. Il paese dove è proibito votare. “Elezioni nulle nel Comune già sciolto tre volte per ‘ndrangheta. Gli inquirenti: “Non potendo più scegliere uno dei loro, non hanno scelto”. E ora arriverà un nuovo commissario”, si leggeva ancora nel corso dell’articolo e la descrizione della Sannino era lesiva dell’immagine non solo di Roccaforte, ma della Calabria tutta. Eduardo Lamberti Castronuovo, assessore provinciale alla cultura e alla legalità, nell’ottobre scorso, si è candidato a sindaco di San Procopio per dare un netto segnale di rottura con il passato. Sin da subito, col suo agire, ha innalzato il livello amministrativo dell’ente, conquistando grandi successi, tra i quali la riapertura dell’asilo comunale oggetto di ridimensionamento (Lamberti ne ha ottenuto la riapertura devolvendo il proprio appannaggio di assessore provinciale) nonché il mantenimento dello stesso (che Lamberti ha ottenuto rinunciando personalmente ad ogni tipo di rimborso spese). Tuttavia, Lamberti Castronuovo anziché essere lodato per queste iniziative, è assurto agli onori della cronaca a causa della ipotizzata presentazione da parte sua di liste civetta. Ed ancora, il 23 aprile 2008 il Governo, in seguito alla relazione della Commissione d’accesso, aveva sciolto il Consiglio comunale di Gioia Tauro poiché erano “state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata”. L’ex sindaco di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione, indagato nel corso dell’indagine Cent’anni di storia dalla Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, è stato prosciolto dall’accusa. La sentenza di primo grado del 2010 confermata in appello nel 2012 così affermava: “Conclusivamente ritiene il collegio che l’esame approfondito di tutte le vicende riguardanti l’ex sindaco Dal Torrione, non sia stato in grado di dimostrare alcun collegamento con esponenti della criminalità organizzata di quel centro, neppure sotto la forma del più labile dubbio, di tal ché lo stesso va assolto dall’imputazione con la più ampia delle formule ovvero perché il fatto non sussiste”. Cito, a conclusione, quanto affermato dall’avv. Armando Veneto: “premesso che la mafia è una tragica realtà; ed è la prima responsabile del mancato sviluppo della nostra terra; e che, pertanto, va combattuta ed estirpata, il problema si pone in ordine ai metodi da usare per ottenere il risultato. E qui sembra ovvio fissare un limite all’intervento dello Stato: quello della legalità repubblicana e democratica, segnata dalla costituzione. Limite ampiamente superato nell’applicazione di misure amministrative di prevenzione: perché colpiscono indiscriminatamente, senza elementi di prova valutati in contraddittorio, offendendo il diritto dei cittadini all’esercizio dei diritti politici; e segnalando una deriva autoritaria dello Stato che getta benzina sul fuoco e accentua il distacco tra Stato e cittadini. Spesso, poi accade che l’intervento del TAR e del Consiglio
di Stato, ripristini lo statu quo: come accade, ad esempio, per i provvedimenti interdittivi (che hanno messo in ginocchio l’economia delle province calabresi) che vengono annullati solo dopo aver provocato i danni irreversibili che sono propri di decisioni così devastanti. Quindi a me pare che la fase di accertamento della infiltrazione mafiosa debba precedere (e non seguire) un provvedimento di scioglimento; e che questo non debba essere fondato su parentele, sospetti, ipotesi; ma sui dati concreti, verificabili e frutto di confronto dialettico che coinvolga i cittadini; i quali resi partecipi delle prove, accettino le decisioni, le facciano proprie; si impegnino a rimuovere le cause. È una opinione, questa, forse meritevole di approfondimento”. Con l’auguro di poterla incontrare a breve e di imbastire un proficuo programma di lavoro, invio i miei più cordiali saluti.

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