Ancora senza nome il cadavere del mistero di Capo Calavà: è un ragazzo bianco di 20/30 anni

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È maschio, bianco, alto circa 175 centimetri, tra i 20 e i 30 anni, scarpe numero 41. Questi sono i pochi dettagli che sono emersi dall’autopsia del corpo trovato il 27 maggio a Capo Calavà, nel territorio del comune di Gioiosa Marea. Le analisi sul corpo che, lo ricordiamo, è stato ritrovato spezzato a metà, hanno rivelato questo e poco altro. Il giovane sarebbe morto per annegamento, e le ferite che hanno lacerato il cadavere sarebbero state provocate post-mortem.

Le ipotesi sono varie: il ragazzo potrebbe essere stato urtato da un natante quando era già cadavere, e la ferita si è aperta fino a spezzarlo in due; oppure il corpo è stato dilaniato dall’urto con gli scogli e dal mare agitato. Verosimile anche che entrambe le situazioni abbiano contribuito allo stato in cui il cadavere è stato rinvenuto. Sicuramente non si tratta di un sub, in quanto aveva ancora allacciata ad un piede una scarpa. Non è detto inoltre che si tratti di un siciliano. L’esame autoptico ha rivelato infatti che la morte risale come minimo alla prima settimana di maggio. Il corpo è quindi rimasto in mare almeno 20 giorni, e quindi è ampio il numero di località dal quale potrebbe provenire. Date le correnti marine e gli eventi atmosferici delle scorse settimane, si ipotizza con maggior probabilità che il luogo di origine possa essere la Sardegna oppure il Lazio.

In base a queste considerazioni i Carabinieri hanno diramato un comunicato con la descrizione sommaria del giovane a tutta Italia. Al vaglio anche le descrizioni delle persone scomparse. Affrettato ancora parlare delle effettive cause che hanno portato all’annegamento. Nonostante l’avanzato stato di decomposizione però il corpo non presenta segni di violenza o ferite da armi da fuoco o da taglio. Si sarebbe trattato quindi di un suicidio o di un tragico incidente.

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