Regione Calabria, presidente CRPO Giovanna Cusumano su violenza di genere in riferimento all’omicidio di Corigliano

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“Vi sono delitti la cui efferatezza lascia basiti anche quanti, ‘per mestiere’, si occupano di reati di genere”.
E’ quanto afferma la presidente della CRPO Giovanna Cusumano che ricorda: “Sin dal mio insediamento, l’agenda politica della Commissione regionale per le Pari Opportunità ha riportato con priorità assoluta il contrasto alla violenza sulle donne rispetto al quale sono state intraprese una serie di azioni”.
“Nulla, però, sembra risultare efficace e risolutivo contro quella cultura di prevaricazione e di sopraffazione che appare profondamente radicata nel genere maschile”.
“Lo sconforto ed il profondo turbamento generato dall’inumana ferocia della tragedia di Corigliano, mi hanno spinto a mantenere, nell’immediatezza del fatto, un rispettoso silenzio, nella consapevolezza che, in circostanze come quelle, le parole risultano vuote e prive di senso” – sottolinea Cusumano.
“Il ruolo che rivesto -precisa – mi costringe tuttavia ad affrontare l’ennesimo caso di ‘femminicidio’, uno dei più gravi che ha colpito tutta la comunità calabrese lasciandoci sgomenti ed attoniti anche per la giovane età della vittima e del suo carnefice. Un delitto che ripugna le coscienze e sul quale occorrerà interrogarsi a lungo per elaborare il lutto collettivo”.
“I fenomeni di violenza che vedono sempre più spesso le donne vittime di mariti, compagni, fidanzati, devono indurci ad un’attenta riflessione su un problema che è diventato ormai di ordine pubblico, alla luce dei dati riportati ogni giorno dalla cronaca. La questione è a mio avviso complessa e trasversale e chiama tutti in causa”.
“Certe affermazioni che dipingono la Calabria come una terra dove le donne vivono una condizione di sudditanza e di repressione sono del tutto distanti dalla realtà. Sicuramente la nostra regione, ancora oggi, sconta molti problemi da cui deve affrancarsi, come la criminalità organizzata che minaccia costantemente lo sviluppo economico di questa terra generando anche situazioni di omertà e silenzi” – evidenzia la presidente della CRPO.
“Le cronache però, purtroppo, attestano che, da Nord a Sud, non c’è ‘un’isola felice’ ma, se proprio vogliamo rimanere alle cifre e alla geografia della violenza in Italia, le statistiche del 2012 indicano ai primi posti le regioni del Nord dove i delitti sono più frequenti con una percentuale del 52%. Dunque, realtà ben lontane dal profondo Mezzogiorno sempre così tanto avversato e maltrattato. Il dato, mi preme ribadirlo, resta in ogni caso indipendente da qualsiasi valutazione sulla collocazione geografica ma è esclusivamente legato ad una mentalità e cultura di sopraffazione maschile”.
“Al di là dei numeri, la Regione Calabria intende affrontare il problema in modo organico, sistematico e legislativo. Proprio ieri, ho ricevuto il parere favorevole della Giunta alla istituzione dell’Osservatorio sulla violenza, al fine di avere una lettura completa dei fenomeni economici, sociali e culturali sul nostro territorio. Si tratta di un’azione propedeutica alla realizzazione di politiche che siano efficaci ed incisive. Grazie al finanziamento del progetto, intendiamo perseguire una serie di obiettivi tra cui: far emergere i casi di violenza di genere; individuare i soggetti destinatari delle azioni; raccogliere e sistematizzare le conoscenze, sviluppando anche scambi con soggetti nazionali ed internazionali; promuovere l’educazione alla cultura della non violenza stimolando una diversa consapevolezza nei giovani attraverso iniziative ed interventi su tutto il territorio regionale; infine, programmare la formazione degli operatori e la pianificazione e realizzazione degli interventi di prevenzione, protezione e sostegno alle vittime” – sottolinea Giovanna Cusumano.
“Intraprendiamo con umiltà questo percorso di sensibilizzazione delle coscienze verso i diritti umani ed il rispetto della persona nella speranza che fatti come quelli di Corigliano – conclude la presidente della CRPO – non abbiano più a ripetersi per provare così a costruire una società davvero degna di essere definita civile”.

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