Regione Calabria, iniziativa del Consiglio al Lingotto: presentato libro di Gangemi con il giudice Gratteri

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“Il nuovo romanzo di Mimmo Gangemi (Il Patto del giudice, Garzanti editore) s’impone non soltanto per la nuova indagine di Alberto Lenzi, il “giudice meschino” dell’omonomo romanzo di Gangemi (edito da Einaudi) dalla vita privata movimentata che sfida un mafioso senza scrupoli, ma anche perché, raccontando la Calabria nei suoi aspetti più realistici al grande pubblico, offre spunti per una discussione che è necessario fare”.
E’ quanto ha asserito il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico nel corso della conversazione svoltasi questa mattina al Lingotto di Torino (Fiera del Libro) con lo scrittore Mimmo Gangemi ed il magistrato Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Reggio Calabria. Nel corso della conversazione seguita da un pubblico attento ed introdotta dall’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, il presidente Talarico ha sostenuto che “La ‘ndrangheta si può vincere. Di questo ormai c’è piena consapevolezza, anche perché la criminalità organizzata rappresenta un ostacolo allo sviluppo ed alla piena realizzazione umana e professionale anzitutto dei meridionali. Ma per sconfiggerla occorre che al grande sforzo che quotidianamente compiono magistratura e forza dell’ordine, a cui non finiremo mai di esprimere la nostra gratitudine, si aggiunga una reazione coraggiosa della società civile. In questo senso – ha spiegato il presidente Talarico – proprio romanzi come questo di Mimmo Gangemi, possono aiutarci ad andare oltre pregiudizi e luoghi comuni, affinché si analizzino con occhio freddo le vere criticità di una terra come la Calabria, che ha in sé tutte le potenzialità per affermare le legalità, ma a patto che non sia lasciata sola. A patto che ognuno di noi, politica, società civile, Governo e Parlamento faccia la propria parte con coerenza. Il Patto del Giudice – ha argomentato il presidente Talarico – è un libro che va letto con l’attenzione che meritano i grandi narratori. Focalizza l’attenzione sulla rivolta dei neri a Rosarno e sul collaudato traffico di droga nel porto di Gioia Tauro, temi che tengono assieme l’intreccio narrativo e fatti di cronaca realmente accaduti su cui non possiamo che continuare ad interrogarci, se vogliamo che la democrazia non resti – soprattutto in aree a rischio come la Piana di Gioia Tauro- un concetto senza significato”.
Mimmo Gangemi, scrittore ed editorialista de “La Stampa” ha puntualizzato che il libro, “contrariamente a quanto molti ritengono, non è un libro sulla ‘ndrangheta, anche se della malapianta, come la definisce il giudice Gratteri, si occupa parecchio. E’ un intreccio di fatti che ha come sfondo la Calabria con i suoi vizi e le sue virtù. Questa terra che, però, vista da fuori spesso subisce storpiature macroscopiche assolutamente ingiustificate. A chi immagina che in Calabria si spari in ogni sua strada e che i nostri luoghi siano spaventosi, occorre spiegare che la Calabria ha una grande storia, dei paesaggi magnifici ed una cultura dell’accoglienza che difficilmente ha pari nel mondo. A me dispiace tanto che i giovani talenti spesso, per le difficoltà sociali a tutti note, debbano emigrare, perché proprio questo è un handicap che impedisce alla Calabria di riscattarsi. La fuga dei nostri giovani è un impoverimento da fermare a tutti i costi.” Ancora Gangemi: “Il modo per sconfiggere la ‘ndrangheta consiste nell’eliminare il consenso che ha nella società civile. In tal senso, l’azione del dottor Gratteri di spiegare ila malapianta ai ragazzi perché capiscano con che genere di fenomeno si ha a che fare, trovo che sia assai utile. Naturalmente quest’azione di educazione alla legalità non è da tutti, perché non tutti hanno la credibilità e l’autorevolezza di un magistrato di trincea come Gratteri”.
A sua volta, il giudice Nicola Gratteri ha spiegato che ‘”l Patto del Giudice è un libro che ho letto con piacere. Mi colpisce l’idea che uno scrittore per dire delle verità scriva un romanzo, dato che ci sono nel libro molti riscontri con la realtà. Racconta storie di una Calabria alle prese con una mafia feroce ed aggressiva. Una ‘ndrangheta che ha vissuto di relazioni e che non ha mai difeso i deboli, ma è sempre stata dalla parte di chi gestiva danaro e potere. Anche da questo libro emerge una trattativa (tra il giudice Alberto Lenzi ed il capobastone don Mico Rota), in linea, d’altronde, con la storia d’Italia che è fatta di trattative: dallo sbarco dei Mille al caso Borsellino, anche se non siamo dinanzi a storie processualmente accertate. I libro servono a creare consapevolezza. Mi auguro che questo nuovo lavoro di Mimmo Gangemi sia letto nelle scuole calabresi, perché per troppo tempo, purtroppo, abbiamo fatto leggere ai nostri ragazzi libri curati da gente che con la Calabria non ha nulla a che vedere”.

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