Presentato a Bressanone il libro sulla SS106 Jonica, la “strada della morte”

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bressanoneSi è svolta ieri, sabato 11 maggio alle ore 17:00 presso la Sala del Circolo Ricreativo e Culturale Don Bosco a Bressanone, in provincia di Bolzano, la presentazione del libro “Chi è Stato?”, il racconto-inchiesta nonché il primo libro scritto sulla strada Statale 106 Ionica calabrese.

L’evento è stato organizzato dal Circolo Culturale Ricreativo “Giuseppe Giudiceandrea” dei calabresi dell’Alto Adige. Dopo i saluti del Presidente Giuseppe Zema, ha introdotto la presentazione del libro sulla “strada della morte” il giornalista Lucio Giudiceandrea e subito dopo la visione del video sulla strada Statale 106 Ionica realizzato dal maestro Agostino Bruno ha relazionato sul libro l’autore, Fabio Pugliese.

Dopo la relazione, è iniziato un partecipato ed interessato dibattito: molti gli interventi registrati a dimostrazione di un interesse vivo nei confronti di una strada che molti calabresi emigrati conoscono, incontrano e spesso frequentano durante la stagione estiva. Il libro ha destato interesse non solo tra gli emigrati calabresi ma anche molti cittadini dell’Alto Adige-Sud Tirolo presenti.

“Sono molto contento di aver avuto l’occasione di poter parlare del mio libro ai tanti conterranei che sono emigrati qui a Bressanone. Sono molto soddisfatto della presenza dei cittadini sudtirolesi ed altoatesini e del loro vivo e grande interesse. È incredibile quanto la loro attenzione nei confronti della tristemente nota “strada della morte” possa essere più vivo di quanto lo è in moltissimi calabresi che vivono quotidianamente la strada Statale 106 Ionica. Ho avuto modo di poter spiegare loro che già nel 570 avanti Cristo la jonica era percorsa da Pitagora che con il suo contributo intellettuale è stato tra i tanti che hanno gettato le basi della cultura occidentale. Pitgora, partito da Crotone, dopo una sosta a Sibari, morì a Metaponto: quella strada che collega Taranto a Reggio Calabria nel tratto calabrese da allora è cambiata poco. Oggi c’è l’asfalto ma c’è anche una moltitudine di cippi funerei che ne ricordano le tante vittime che questa strada ha prodotto e produce. Resto positivamente folgorato dall’accoglienza degli amici sudtirolesi-altoatesini e calabresi e straordinariamente colpito dal loro interesse nei confronti di un problema che per quanto è distante geograficamente è vicino al cuore di molti di loro”.

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