Cgil Messina commemora Falcone e ricorda: “La mafia significa lavoro in nero, insicuro, nessuno sviluppo e economia azzerata”

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La Cgil di Messina ha ricordato stamattina,  in occasione del suo 21° anniversario, la strage di Capaci nel corso della quale persero la vita il giudice Falcone, sua moglie e tre agenti di scorta. “Un momento gravissimo per lo Stato italiano e per la lotta alla mafia- ricorda il segretario generale della Cgil di Messina Lillo Oceano-. E la mafia – sottolinea il dirigente sindacale-, significa nessuno sviluppo, economia azzerata, lavoro in nero e irregolare, anche sulla sicurezza”.

 La Cgil di Messina  in questi giorni ha partecipato attivamente alla raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare  “Io riattivo il lavoro”  –  promossa dalla CGIL nazionale  e sostenuta da  Arci, Acli, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Legacoop, Libera,  Sos Impresa per la tutela dei lavoratori delle aziende confiscate alla mafia e per una celere riallocazione dei beni sequestrati affinché diventano o restino produttivi.

In Italia, ad oggi, le aziende confiscate alla mafia  in via definitiva sono 1639, quelle sequestrate potrebbero essere dieci volte tanto. Tutti i settori produttivi sono coinvolti dal fenomeno, una percentuale molto alta riguarda settori chiave per il nostro paese come il terziario (45%), l’edilizia (27%) e l’agroalimentare (8%). È possibile trovare aziende sequestrate e confiscate in tutta Italia, da Nord a Sud. Il 37% delle aziende confiscate è in Sicilia, il 20% in Campania, il 12%  Lombardia e poi ancora in Calabria (9%) e il Lazio (8%). I lavoratori e le lavoratrici coinvolte sono più di 80.000. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati il 90% delle aziende confiscate fallisce a causa dell’inadeguatezza dell’attuale legislazione. “Attualmente lo straordinario potenziale rappresentato dalle aziende confiscate alle mafie è abbandonato a se stesso. A causa di una legislazione farraginosa e inefficace, nove aziende sequestrate su dieci sono destinate al fallimento con la conseguente perdita anche di posti di lavoro – osserva Oceano-. Ricostruire le condizioni per la legalità economica è dunque una delle prime risposte necessarie per uscire dalla crisi, ridando dignità al lavoro e una speranza di sviluppo alla nostra terra. Per fare ciò serve aggredire i patrimoni mafiosi, combattere le organizzazioni criminali sul piano repressivo ma anche e soprattutto economico e sociale. Ricordare l’impegno civile e il sacrificio di persone come Falcone e Borsellino – conclude Oceano -serve per ricordare che alla prepotenza mafiosa che uccide il lavoro, lo sviluppo, l’economia bisogna contrapporre un’alternativa fatta di dignità, di legalità, di crescita”.

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