Calabria, sanità: l’onorevole Pacenza (Pdl) sugli esiti del Tavolo Massicci

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Salvatore Pacenza“Certi documenti possono leggersi a proprio piacimento, soprattutto quando sono di natura strettamente tecnica come quelli prodotti dal Tavolo Massicci, ma di certo i risultati sono favorevoli all’azione commissariale che sta riportando alla normalità il settore Sanità in Calabria”.
E’ questa la replica del presidente della Commissione Sanità Salvatore Pacenza rispetto alla recenti critiche mosse dalla minoranza di centrosinistra sugli esiti dell’ultima riunione del Tavolo Massicci svoltasi lo scorso 8 aprile a Roma.
Innanzitutto – spiega l’onorevole Pacenza – è giusto precisare ai calabresi che il regime commissariale ha ulteriormente ridotto il disavanzo sanitario calabrese nel 2012 portandolo a circa 85 milioni di euro (rispetto ai 254 milioni del 2009, ai 219 del 2010 ed ai 110 milioni di euro di disavanzo del 2011). Con la giunta precedente, invece, non si era riusciti nemmeno a capire a quanto ammontasse la voragine nei conti della sanità calabrese, anzi si parlava di un bilancio orale di tipo omerico come lo definì l’ex ministro Tremonti. Ricordo inoltro che la delibera relativa all’attuazione del Piano di rientro fu approvata nel dicembre 2009, dopo essere stata sottoposta al vaglio del Consiglio per ben due volte. Eppure la giunta Loiero non ha attuato un solo punto di quel prospetto. Intendo con ciò dire che le critiche non dovrebbero arrivare da chi ha peccato di inerzia sotto la propria gestione, contribuendo così a peggiorare la situazione debitoria in Calabria. Certo – prosegue il presidente della commissione Sanità – peccheremmo di eccessiva partigianeria, d’altra parte, se non ammettessimo che nel verbale prodotto da quella riunione non fossero contenuti dei punti da sviluppare con maggiore determinazione. Vorrei inoltre ricordare che, al momento in cui si insediò il commissario, in Calabria esistevano oltre 60 ospedali, tra pubblico e privato, a fronte di una densità di popolazione di appena 2 milioni di abitanti; che ogni anno si spendevano circa 230 milioni di euro per la cosiddetta emigrazione sanitaria; che un posto letto per la sanità pubblica arrivava a costare 624 euro, quando se ne sarebbero dovuti spendere 180. Oggi la situazione è del tutto diversa, ma in positivo. La Calabria, infatti, può sedere ai tavoli ministeriali a testa alta – conclude – e presentare un contesto differente, per certi aspetti rivoluzionato anche dal punto di vista culturale, dimostrando che i propri conti sono in sicurezza e le prospettive per il futuro sono tendenti al ripristino della normalità nel settore”.

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