Gioia Tauro, confronto Confindustria-Medcenter: “Il porto deve avere priorità su tutto”

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Il porto di Gioia Tauro resta in cima alla lista delle priorità degli industriali reggini. Per ribadire ancora una volta come il terminal container del Tirreno sia il più importante strumento di sviluppo economico del territorio calabrese, un’ampia delegazione di Confindustria Reggio Calabria guidata dal presidente Andrea Cuzzocreaha visitato l’infrastruttura, doveè stata accolta dai vertici della Medcenter, la società terminalista del gruppo Contship che gestisce le banchine gioiesi.

L’incontro è stato aperto dalla breve presentazione, da parte dell’amministratore delegato di MCT, Domenico Bagalà, dell’attività del porto e dei suoi imponenti dati di traffico. «Oggi – ha spiegato il manager – Medcenter può vantare i massimi livelli di produttività nel Mediterraneo. Riusciamo a movimentare 30 container l’ora mentre i nostri competitor non riescono ad andare oltre i 21. L’efficienza della società è garantita dagli elevati standard tecnologici della nostra azienda e, soprattutto, dalla competenza e dalla professionalità delle risorse umane».

Tuttavia le brillanti performance operative di MCT non sono sufficienti ad attrarre nuovi armatori e, nell’area retroportuale, nuovi investitori, alla luce delle penalizzanti condizioni che l’Italia propone dal punto di vista fiscale: «Le tasse di ancoraggio, gli oneri sociali, le accise sui carburanti e le pesanti imposte sulle aziende rendono poco appetibili gli investimenti nell’area di Gioia Tauro che comunque, in termini di puro transhipment, riesce a mantenere una posizione di tutto riguardo nel bacino del Mediterraneo».

L’incontro tra MCT e Confindustriaha naturalmente riguardato la possibile costituzione di unaZona economica speciale che incentiverebbe l’attrazione di capitali stranieri sul territorio grazie a un regime di favore dal punto di vista fiscale: «D’altra parte – è stato evidenziato – oggi il gettito di quest’area è molto basso; garantire sgravi per le nuove aziende significherebbe non ridurre le entrate ma creare occupazione e dunque ricchezza». Un tema, quello della ZES, che nelle prossime settimane continuerà a essere al centro dell’attività dell’associazione di via Torrione. Gli industriali sono infatti convinti che «solo così sarà possibile stimolare lo sviluppo e la crescita dell’economia in Calabria, come dimostra l’esempio lampante della Lettonia, dove le quattro nuove zone franche hanno consentito la creazione di centinaia di nuove imprese».

Dall’incontro è emerso altresì il vero e proprio “paradosso logistico” legato al porto. La mancanza di un’adeguata rete di collegamento viaria e ferroviaria determina infatti l’accentramento degli stabilimenti produttivi nelle più sviluppate aree del centro-nord Italia, dove le merci vengono trasportate dopo essere approdate a Gioia Tauro, per poi essere riportate nelle destinazioni finali ubicate nelle regioni del Mezzogiorno. «Tutto questo rende indispensabile ripensare la funzione del porto calabrese che non può essere solo un nodo, pur importante, di transhipment, ma deve divenire il gateway di accesso al Sud Italia».

«Confindustria Reggio Calabria – ha affermato l’ingegnere Cuzzocrea – crede fermamente che dalle banchine di Gioia Tauro possa ancora partire un’opportunità vera di riscatto sociale ed economico per la nostra regione. Esistono molteplici difficoltà che non consentono a questa realtà di esprimere il massimo del suo potenziale, ma è indispensabile che il mondo politico abbia ben chiaro che il porto deve avere priorità su tutto. Lo sviluppo che i grandi hub portuali hanno impresso alla vaste aree circostanti deve rappresentare l’obiettivo e l’orizzonte della nostra azione nei prossimi anni. Occorre compiere un grande sforzo – ha aggiunto il presidente di Confindustria Reggio – per incentivare la creazione di un tessuto produttivo che sostituisca il deprimente scheletro di area industriale oggi esistente. Per questo la ZES costituisce, in maniera assolutamente inderogabile, la battaglia che tutti gli attori della vita economica e sociale calabrese devono condurre. Nessuno può chiamarsi fuori: politica, parti sociali, imprenditori, operatori dell’informazione. Questa chance non va gettata alle ortiche: serve una grande e positiva opera di lobbying per aiutare Gioia Tauro a diventare l’Eldorado dei prossimi decenni».

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