Serie D, commento post-stracittadina: alla fine dei giochi contano i numeri

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    La stracittadina è andata. Finalmente ci siamo tolti questo dente. Per chi ha vissuto la gara (intendo dire live al Celeste) sa benissimo di cosa sto parlando. I 90 minuti contro il Città di Messina sono stati per certi versi una sofferenza: la parata/miracolo di Lagomarsini, l’errore quasi a porta vuota di Citro, e il cross di Munafò che attraversa tutta l’area di rigore giallorossa prima di infrangersi sette, sono tutti episodi che fanno valer oro lo 0-0 maturato a fine gara come sottolineano il Ds Ferrigno, e mister Catalano.

    Non voglio assolutamente dire (come ho sentito già in questi giorni) che l‘Acr ha preso lezioni di calcio – non sono assolutamente d’accordo – ma di sicuro il Città di Messina era molto più brillante, e determinato, ma forse sarà stato per via del premio partita promesso dall’eccentrico vicepresidente De Leo. Detto questo, c’è però un dato da non sottovalutare, per quanto se ne possa dire, il Messina a conti fatti ha tenuto il campo e se anche con un pizzico di fortuna, è uscito indenne da uno dei terreni di gioco più difficili di questo campionato. Inoltre, se si pensa alla particolare atmosfera e le aspettative che si erano create intorno a questa gara, definita come il crocevia del campionato, un punto è sufficiente. Per quanto si possa essere passionali o Zemaniani nel calcio contano i numeri e i relativi obiettivi da raggiungere. L’obiettivo del Messina è la promozione, e se parliamo di statistiche i ragazzi di Catalano stanno proseguendo una striscia di 7 risultati utili consecutivi (di cui 6 vittorie di fila) un solo gol al passivo e 4 punti di vantaggio sull’inseguitrice Cosenza. Troppo poco? Forse, ma “u cavaddu bonu si vidi a cursa longa”, e la banda Lo Monaco ha già dimostrato di avere la stoffa del fantino vincente e affidabile. Che poi sia carente dal punto di vista estetico, e che abbia “toppato” per non aver strapazzato i “nemici” del Città di Messina, poco conta. Il Messina è la capolista e andrà tutto bene, e non lo scrivo per presunzione, ma per cognizione di causa.

    Capitolo Giovanni Celeste – I cori, gli sfottò, gli striscioni, la Curva Sud gremita in ogni centimetro dei suoi scalini (come i tempi d’oro) colori giallorossi dappertutto e un’atmosfera da grande evento calcistico. Che emozione il G.Celeste, ed ecco la parte più bella della stracittadina di domenica scorsa. Sembrerebbe scontato e riduttivo dire “hanno vinto i tifosi”, dal momento che stiamo parlando di un match terminato a reti bianche. Ma in realtà ha vinto il calcio, anzi, la voglia di calcio. La passione, il cuore di questa città che batte e si emoziona per 90 minuti di fronte ad un rettangolo verde e 22 ragazzi che rincorrono un pallone.

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