Come funziona Tares, la nuova tassa sulla spazzatura istituita dal governo Monti col decreto “Salva-Italia”

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Cambia l’imposizione per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ed i Comuni della Provincia reggina, come la maggior parte degli enti locali nel Mezzogiorno, andranno incontro a non poche difficoltà nel calcolo del nuovo tributo che graverà sulle tasche dei cittadini. Da gennaio la Tares, istituita col decreto “Salva-Italia”, ha accorpato in una sola tassa le diverse fasi della gestione dei rifiuti, con lo scopo di semplificare lo schema tributario che fino ad oggi era suddiviso tra i settori commerciale, privato e residenziale. La nuova imposizione, prevista dall’articolo 14 del decreto legge 201 del 2011, abroga di fatto la precedente tariffa sui rifiuti solidi urbani (Tarsu), quella di igiene ambientale (Tia 1) e quella integrata prevista dal Testo unico ambiente (Tia 2). Qui scatta la prima difficoltà per l’83% Comuni, in quanto , gli ultimi due tributi erano prevalentemente applicati, di fatto, nel nord Italia. In Calabria, quindi, gli enti locali si troveranno impreparati nel ricalcolare, rispetto alla Tarsu, le nuove tariffe. Le quali, gioco forza, saranno più alte rispetto a quanto i reggini pagavano con la vecchia Tarsu. Le nuove disposizioni, infatti, impongono che la Tares debba coprire il 100% delle spese relative allo smaltimento dei rifiuti domestici. Cosa che fino ad ora avveniva per il 79%, mentre, per la restante parte, i Comuni si facevano carico della copertura veicolando i fondi a disposizione da un capitolo ad un altro della spesa, con evidenti ripercussioni sull’equilibrio di bilancio. A questo va aggiunta la copertura dei “servizi indivisibili“, come la gestione delle strade, manutenzione degli impianti fognari ed altri servizi di competenza del Comune. Il primo aspetto da valutare sarà quello di identificare la superficie imponibile. Il Dl 201/2011, dispone che il tributo è dovuto da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Restano escluse dalla tassazione le aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni ed aree comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva. Qui, la prima novità rispetto alla Tarsu, ossia, i titolari di attività commerciali dovranno pagare l’aumento per le aree scoperte adibite a parcheggio, manovre di mezzi e depositi. Mentre, per ciò che attiene il calcolo della superficie, il tributo si baserà su quella dichiarata negli anni precedenti. Solo in un secondo momento, la Tares, avrà la sua base imponibile, pari all’80% della superficie catastale dell’immobile, quando verrà attivata l’interazione dei dati tra catasto e Comuni. Per quanto riguarda la tariffa, gli enti locali dovranno dotarsi di un regolamento, entro la prima rata prevista in aprile, che disciplinerà maggiorazioni ed esenzioni del tributo, visto che ciascun Comune avrà la possibilità di aumentare la quota fino a 0,40 euro in ragione appunto della tipologia dell’immobile (esempio abitazioni di lusso) e della zona censuaria ove è situato l’area, l’immobile o l’unità locale. L’altra novità di rilievo riguarda il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti solidi urbani, che andrà a quantificare la produzione di ogni singola utenza in modo da applicare la tariffa corrispondente, anche in ragione di una possibile agevolazione per chi applica la differenziata. In particolare, è previsto un sistema di raccolta “Porta a porta”, dove gli operatori preleveranno da ogni utenza i sacchetti muniti di un codice a barre che identificherà l’orario, il giorno, la tipologia ed il quantitativo di rifiuti prodotto. Inoltre, per quanto riguarda la raccolta per strada, all’utenza sarà consegnata una scheda magnetica da inserire all’esterno del cassonetto per consentire di aprirlo, registrando i dati esaminati in precedenza. Ricapitolando. Da un lato ci saranno i rincari per l’igiene ambientale. Di contro, saranno previste agevolazioni sia in ragione della quantità di rifiuti prodotti, sia nella misura in cui le famiglia procederanno ad una raccolta differenziata. Prospettive apprezzabili, quindi, solo che in Calabria e nel reggino in particolare, resta ancora un nodo da sciogliere relativo alle discariche: l’ombra di una seconda Napoli.

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