Regionali Sicilia: tutti i paradossi del risultato elettorale. Analisi del voto

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Regionali Sicilia, the day after. Passata la “sbornia” dello spoglio, si torna ad analizzare il voto a mente fredda, con un nuovo Presidente Regionale, Rosario Crocetta, che ha conquistato il 30,5% delle preferenze, al di sopra di ogni previsione sondaggistica, superando il candidato di La Destra e Pdl Nello Musumeci fermo al 25,7%. Poco meno di 100.000 voti di differenza tra i due.
Al terzo posto è arrivato il grillino Giancarlo Cancelleri forte del 18,2%, superando addirittura Gianfranco Miccichè, fermo al 15,4%, al di sotto di ogni aspettativa.
Vista così, nella Sicilia “Azzurra” del 61 a 0, parleremmo di trionfo del centro/sinistra e di sconfitta della destra berlusconiana, e sicuramente qualcosa di vero c’è, nel senso che per la seconda volta nella storia, dopo la breve parentesi di Angelo Capodicasa (1998-2000) la Sicilia avrà un Presidente della Regione di sinistra, e non è una novità da poco nella terra tradizionalista e conservatrice per eccellenza.
Ma Crocetta non ha neanche lontanamente una maggioranza per governare il parlamento siciliano, con 39 consiglieri regionali sul totale di 90 (Udc e premio di maggioranza compreso)! Come farà ad amministrare l’Ars? * Innanzitutto dovrà andare molto molto d’accordo con l’Udc che, forte di 11 consiglieri, sarà l’ago della bilancia. E poi dovrà accattivarsi la simpatia dei 15 consiglieri di Mpa e Grande Sud, eletti nella coalizione a sostegno di Miccichè, tornando così, di fatto, a formare la stessa identica squadra che ha governato la Sicilia negli ultimi mesi, con Lombardo appoggiato proprio dal suo Mpa e dal Pd.
Ma quello che succederà nei prossimi mesi non possiamo consocerlo, e lo scopriremo strada facendo.
Molto interessante, invece, l’analisi dei voti di lista ai partiti: pochissima la differenza tra Pd (13,4%) e Pdl (12,9%), e anzi se consideriamo le liste civiche, il Pdl ha un 11,5% da sommare al 12,9% (per un totale del 24,4%) grazie al 5,9% del Cantiere Popolare e al 5,6% della lista ‘Musumeci Presidente’, mentre il Pd deve aggiungere solo il 6,2% del ‘Movimento Politico’ a sostegno di Crocetta, al 13,4% del partito, per un totale del 19,6%.
La differenza – come sempre in Sicilia – la fa l’Udc che conquista un ottimo 10,8% ed è il 4° partito siciliano, dietro ai due principali e al Movimento 5 Stelle che ha raggiunto il 14,9% dei voti e si afferma come prima lista in assoluto.
Ma siamo sicuri che quello del Movimento 5 Stelle sia un successo?
Grillo punta molto sull’anti-politica e sul senso di rabbia della gente nei confronti di una classe politica che, tra scandali e immobilismo, non si sta certo facendo apprezzare dagli italiani. E allora la bassissima affluenza alle urne (47,4%, record storico! **) è prima di tutto una sconfitta per Grillo, perchè è anche normale, dopo i fattacci degli ultimi anni, che gli elettori non vogliano votare i partiti tradizionali, ma – per logica – avrebbero dovuto sostenere Grillo che spara a zero contro tutto e tutti e rappresenta proprio la rabbia anti-politica. Evidentemente c’è qualcosa che non torna. Grillo non piace poi così tanto. Ha raggiunto percentuali notevoli, rubando di fatto voti all’estrema sinistra, che in Sicilia praticamente non esiste più, al centro/destra e qualcosina anche al Pd. Ma non ha sfondato tra gli indecisi, che hanno scelto di non andare a votare.
Sicuramente i grillini, dopo queste percentuali, si presentano con una faccia diversa sul panorama politico nazionale, ma qualora la politica tradizionale riuscisse a trovare una formula e soprattutto i volti giusti, giovani e puliti, con idee chiare e innovative ma non populiste, basate su principi e valori solidi e concretamente volte allo sviluppo del Paese, ha ancora tutto lo spazio per rispondere alle esigenze di un elettorato saggio e acculturato, che non sopporta più i vecchi politici ma che, se l’alternativa è Grillo con i suoi grillini, preferisce stare a casa e non votare.

Flop clamoroso, infine, per Fli (4,4%), Idv (3,5%) e l’estrema sinistra con la lista unitaria di Sel, Prc, Pdci e Verdi ferma al 3,10%, tutti sotto la soglia di sbarramento del 5% e quindi fuori dall’Ars, come il Movimento dei Forconi di Mariano Ferro (1,3%) e la “Rivoluzione Siciliana” di Cateno De Luca (1,2%).

* = Il dato della “non maggioranza” di Crocetta dovrebbe far riflettere moltissimo. In tanti parlano di riforma della legge elettorale criticando il “Porcellum“, ma in una democrazia in cui dovrebbe governare chi vince, anche di un sol voto sull’avversario, non è ammissibile che il vincitore, come in questo caso, si ritrovi senza maggioranza altrimenti così la democrazia si trasforma in una dittatura delle minoranze che possono ricattare chi vince. Il premio di maggioranza, in un sistema che purtroppo non è ancora perfettamente bipolare, deve esserci e deve essere ingente, altrimenti mai, le Regioni così come il parlamento, potranno essere governati con stabilità!
** =
Il bassissimo dato dell’affluenza alle urne è sicuramente significativo della disaffezione della popolazione nei confronti della politica. Ma in concreto non cambia nulla. Chi dà troppa enfasi a questo dato, dimentica le regole basilari della democrazia. La maggioranza vince, tra quelli che scelgono di scegliere. E’ ovvio. Finchè ci sarà anche un solo elettore, il vincente, pur con un sol voto, sarà legittimato a governare. In democrazia, chi sceglie di non votare non esiste. Non esprime un parere negativo o contrario, ma di fatto accetta qualsiasi risultato, delegando gli altri a scegliere anche per sè. Che voti il 20, il 40 o l’80% degli elettori cambia davvero poco in concreto, se non per gli editorialisti delle prime pagine dei giornali… Basti pensare alle Presidenziali Usa, sì quelle in cui si stanno sfidando Obama e Romney: l’affluenza alle urne, nella storia, non ha mai superato il 64%, e spesso e volentieri s’è assestata su valori vicini al 55%. Eppure stiamo parlando della più grande democrazia del mondo…

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