Berlusconi resta in campo e tuona contro “toghe rosse” e governo Monti: “mi candido alle primarie Pdl”

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Non torna perchè non se n’è mai andato, lui è sempre stato “in campo”. L’unico passo indietro è sulla corsa a Palazzo Chigi e, ovviamente, perchè non ha senso vi partecipi il fondatore, sulle primarie del Pdl. Ma Silvio, ancora una volta, c’è. Non si capisce bene, fino in fondo, quale ruolo Berlusconi intende ritagliarsi ma c’è. C’è per una riforma della giustizia “doverosa” in un Paese che “non è più una democrazia ma una magistratocrazia, una dittatura dei magistrati”. C’è perchè il governo Monti “troppo osservante delle ingiunzioni della Germania” ha innescato “una spirale recessiva” da cui non si esce. Eccolo, dunque, l’altro avversario dell’ex premier oltre alla magistratura, rea di averlo condannato per il processo sui diritti tv con una sentenza “ingiustificabile” e “inaspettata”: è il governo tecnico. Non solo il Pdl l’ha finora sostenuto ma addirittura non tantissimi giorni fa Berlusconi aveva ipotizzato che proprio Mario Monti potesse mettersi alla guida di una vasta alleanza di moderati “contro le sinistre”. Nella conferenza a Villa Gernetto tutto è cambiato e Monti è il destinatario delle durissime critiche del Cavaliere. Vade retro, dunque, Monti-bis: “Se si farà eleggere farà il presidente del Consiglio, ma non credo che dopo questa sospensione della democrazia ci sia ancora il posto e lo spazio per una indicazione per chiamata e non per elezione”, attacca Berlusconi. Ma i colpi più duri li sferra sulla politica economica perchè con le misure adottate “si sta tutti male”, i consumi calano perchè “gli italiani sono impauriti” e “c’è un trattamento violento verso il contribuente”. Insomma, il “nostro governo dei tecnici ha portato la nostra economia in una spirale recessiva che sembra non avere fine”. Quindi il Pdl lo sfiducerà? “Valuteremo nei prossimi giorni”, risponde Berlusconi ma il suo ragionamento fa pensare più a un no che a un sì perchè, osserva, con la sfiducia si avvicinerebbero di poco elezioni che sono già vicine. Berlusconi stila ancora una volta – la prima da non candidato – una sorta di manifesto liberale e al primo punto ci sono “l’abrogazione dell’Imu e l’impegno” a non mettere mai alcuna tassa sulla casa, che costituisce “il pilastro sicuro per ogni famiglia”. Inoltre “non si deve mai più aumentare la pressione fiscale” perchè la linea della Germania “egoista” e un po’ dispotica in Europa non produce risultati, “non si abbatte il debito pubblico” con le politiche di austerity e deprimendo i consumi. Poi, le riforme. Innanzitutto quella per l’ampliamento dei poteri del presidente del Consiglio e per un processo legislativo più snello perchè adesso è “un calvario”. Il ‘patto’ con il governo Monti, fa intendere Berlusconi, era proprio quello di “cambiare la Costituzione ma nessuno di questi cambiamenti è stato presentato” e attualmente l’Italia “è un paese ingovernabile”. Inoltre i cittadini dovranno votare “di qua o di là” perchè anche i piccoli partiti, osserva l’ex premier, sono d’intralcio a chi vuole fare qualcosa per cambiare il Paese. Fa nomi e cognomi Berlusconi e cita Fini, Follini e Casini: “I piccoli partiti non agiscono nell’interesse del Paese ma in quello del loro piccolo leader”.

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