Addio Erasmus, l’Europa è al verde e non se lo può permettere

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Incredibile ma vero, dopo 25 anni il progetto Erasmus è a un passo dalla chiusura. A denunciarlo Alain Lamassoure, presidente della Commissione Bilancio del Parlamento europeo: “Il fondo sociale europeo non ha più un euro, il Programma Erasmus finirà i soldi dalla prossima settimana, i fondi Ue per Ricerca e Innovazione resteranno senza risorse a fine ottobre”. Il buco ammonterebbe addirittura a 10 miliardi di euro, una cifra talmente consistente da portare la Commissione a tagliare il progetto Erasmus, che l’anno scorso ha visto il coinvolgimento di ben 230 mila studenti. Un record destinato presto ad essere battuto, se si scongiurerà la sospensione. Cosa possibile, se il 23 ottobre verranno approvate alcune correzioni al bilancio che permetteranno all’Erasmus di sopravvivere. Ma improbabile, per l’enormità del disavanzo e per la crisi imperante nell’economia europea, che fa un’altra vittima illustre.

Non solo quindi per il 2013, ma anche le partenze per l’ultimo trimestre del 2012 sono a rischio. Si verrebbe così a privare degli studenti europei di uno strumento fondamentale per conoscere lingue, culture e sistemi didattici diversi. Uno strumento di integrazione e, perché no, anche una possibilità per aprirsi nuovi orizzonti lavorativi in paesi diversi.

Il progetto Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, nasce nel 1987 grazie all’allora associazione studentesca Egee, oggi Aegee, fondata da Franck Biancheri (oggi presidente del movimento trans-europeo Newropeans) che nel 1986-87 convinse il presidente francese François Mitterrand ad appoggiare l’iniziativa. Dalla sua creazione si è giunti a mobilitare all’interno della comunità europea più di 2,2 milioni di studenti (2009). Attualmente più di 4mila istituzioni universitarie  partecipano al progetto Erasmus.

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