Verona-Reggina: il dolore di perdere “pareggiando”

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Pensi a Verona-Reggina e ti viene l’amaro in bocca. Pensi a quando sei retrocesso dopo aver umiliato in campionato, in casa sua, la squadra che ti ha poi condannato (Verona-Reggina 0-3, con le reti di Dionigi, Cozza e Mamede). Lo spareggio 2000-2001 per rimanere in serie A sarà per sempre una ferita aperta per ogni tifoso della Reggina. La fatalità di un’uscita infelice di un portiere, capitano, senza il quale difficilmente si sarebbe arrivati a giocarsi la serie A quel giorno. L’ingiustizia di un regolamento che se fosse quello di adesso ci avrebbe permesso di rimanere in Serie A (la classifica avulsa era: LECCE 10, REGGINA 4, VERONA 2. Quindi sarebbe retrocesso il Verona). La Reggina nella sua storia, in queste circostanze, ha spesso sbagliato i tempi. È strano pensare che a condannarci quell’anno sia stato un gol subìto in casa. A Novara la Reggina di reti in trasferta ne realizzò addirittura due, ma a parità di gol, ancora una volta, il regolamento ci aveva condannati. È bello perdere una finale, non è bello perdere pareggiando. Questo è uno degli aspetti più crudeli del calcio. In quel famoso spareggio contro il Verona, la Reggina perse pareggiando: 2 gol fecero i gialloblu, 2 gol fecero gli amaranto. E se si torna ancora indietro nel tempo con la mente, si arriva ad un altro spareggio: stagione 1988-1989 di serie B; a Pescara una sola tra Cremonese e Reggina poteva gioire per la promozione in serie A. La partita, equilibrata e bloccata, finì 0-0, la Cremonese vinse ai rigori ed ancora una volta la Reggina perse pareggiando. Domani sarà sbagliato parlare di vendetta, nessun componente del Verona era presente 11 anni fa, ma già lo scorso anno molti calciatori amaranto, da sempre tifosi della Reggina, hanno mostrato che anche per loro Verona-Reggina non è una partita come le altre. L’effetto di ciò è stato negativo: il Verona ha vinto sia all’andata, che al ritorno.
Il mister della Reggina, Davide Dionigi, saprà cosa trasmettere ai suoi ragazzi. Lui la ricorda bene quella partita e quell’annata. Proprio lui, insieme a Taibi, era il simbolo amaranto: Re Davide con i suoi gol e il portiere con le sue parate. Dionigi, sul 2-1 per la Reggina, al Granillo, sfiorò clamorosamente la rete del 3-1 al 94’ (Taibi ha confessato che se il bomber gli avesse lasciato quella palla, l’avrebbe colpita in rete lui, in una delle sue tante sortite offensive in azioni d’angolo), prendendosi molte colpe che lui non aveva, essendo stato decisivo da Gennaio in poi, per la causa amaranto. Quella partita poteva finire diversamente, la carriera di Dionigi poteva avere un destino diverso. Nessuno meglio di lui può capire cosa significhi la partita di domani e se non vorrà vendetta, vorrà di certo qualcosa che gli assomiglia.

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