Ecco in breve ricostruita la vicenda: Di Vita e Correro erano in societa’, ma le loro strade si divisero nei primi mesi del 2011: sottoposto alle pressioni del mediatore Ingrassia, che chiedeva soldi destinati ai politici, per garantire l erogazione dei contributi pubblici, Correro decise di denunciare tutto e Vitrano venne arrestato subito dopo avere ricevuto una busta contenente 10 mila euro. Assieme a lui fini’ in cella proprio Ingrassia, che era con lui. Il politico ha tuttora il divieto di dimora a Palermo, ma e’ tornato a far parte dell Assemblea regionale. Quando il pm Maurizio Agnello e il presidente La Cascia hanno chiesto a Di Vita come mai non chiedesse mai i nomi dei destinatari delle somme di denaro, il teste ha risposto di non avere mai creduto a quel che gli veniva prospettato. E ha negato pure di sapere chi fosse l uomo che, nel 2010, a Ortigia (Siracusa) incontro’ Ingrassia: l’accusa sostiene che si trattava dell altro deputato indagato, Mario Bonomo, aretuseo, anche lui ex deputato del Pd, poi passato all Api di Rutelli e oggi in Alleanza per la Sicilia. Dunque, nell’ambito dell indagine il pm Agnello ha incriminato, con le ipotesi di favoreggiamento e false dichiarazioni al pm, gli imprenditori del Siracusano Giuseppe e Giovanni Campanotta, che per gli impianti fotovoltaici di Correro curavano la parte edilizia.
Palermo, il fotovoltaico in Sicilia, i politici e lo scandalo delle tangenti
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