Gratteri: “la ‘ndrangheta è diffusa in Italia, Europa e Nord America”

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Le mafie ”non sono un problema solo dell’Italia meridionale, sono presenti da almeno 40 anni in Lombardia e Piemonte, da venti in Liguria ed Emilia Romagna”, mentre nel centro Italia sono ”a macchia di leopardo” e ”sono infiltrate anche in Europa e nell’America del Nord”. E’ l’analisi fatta dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, durante un incontro pubblico promosso dal Lions Club ad Ancona. Il fenomeno della penetrazione mafiosa e’ stato ”accelerato” da quello che Gratteri definisce ”il piu’ clamoroso autogol della legislazione antimafia italiana, il soggiorno obbligato, in base al quale i capimafia venivano inviati in territori ‘vergini’ per essere isolati della loro organizzazioni criminali e finivano invece per infestarli”. L’infiltrazione e’ particolarmente facile in questi tempi di crisi: ”in un momento in cui le banche non danno piu’ soldi – ha spiegato Gratteri – le mafie sono l’unico soggetto ad avere liquidita’. E cosi’ un piccolo imprenditore in difficolta’ ha davanti a se’ tre strade: fallire, rivolgersi a un usuraio, oppure fare entrare dei soci sconosciuti che sono dei prestanome e che portano denaro fresco. Lui pensa magari di far uscire questi ultimi nel giro di poco tempo. Ma e’ una pia illusione. E’ successo cosi’ a un imprenditore umbro, che era convinto di liberarsi di questi soci in due anni. Invece sono stati i prestanome a dettare le regole e decidere la gestione dell’azienda. E il titolare si e’ ridotto ad avere un ruolo solo formale”. Gratteri si e’ soffermato anche sulla mutazione ”generazionale” della ‘ndrangheta. ”I capi hanno fatto studiare i figli, che sono medici, avvocati, ingegneri e occupano ruoli importanti nelle istituzioni: il risultato e’ che la pubblica amministrazione e’ piena di ‘ndranghetisti”.

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