Arte: 25 anni fa moriva Andy Warhol, il re della Pop Art

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Le sue opere piu’ famose sono diventate delle icone, come i ritratti di Marilyn Monroe, Liz Taylor, Mao Zedong, Che Guevara o Jacqueline Kennedy, che nelle aste di Sotheby’s e Christie’s a New York vengono venduti per decine di milioni di dollari. Uno dei prezzi piu’ alti e’ stato raggiunto dal quadro ”Orange Marylin 1964”, battuto all’asta nel 1998 per 17 milioni di dollari, una cifra quatto volte superiore la sua stima. Come sono diventate icone della cultura popolare i primi dipinti che si rifanno a fumetti e immagini pubblicitarie, dove compaiono Dick Tracy, Popeye, Superman e le bottiglie di Coca Cola e le zuppe in scatola Campbell. Venticinque anni fa, il 22 febbraio 1987, Andy Warhol moriva in seguito ad un intervento chirurgico alla cistifellea, pochi giorni dopo aver realizzato ”Last Supper”, ispirato all”’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci, poi esposto a Milano. Aveva 58 anni. I funerali si svolsero a Pittsburgh, sua citta’ natale, e a New York venne celebrata una messa commemorativa. Gia’ mito in vita, con la sua scomparsa Warhol e’ diventato una leggenda eterna dell’arte contemporanea, il re indiscusso della Pop Art. La sua arte, che portava gli scaffali di un supermercato all’interno di un museo o di una mostra d’arte, era una provocazione continua: l’arte doveva essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. Warhol ha spesso ribadito che i prodotti di massa rappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti: anche il pu’ povero puo’ bere la stessa Coca Cola che beve il presidente degli Stati Uniti d’America o una diva di Hollywood. Andy Warhol nasce a Pittsburgh (Pennsylvania) il 6 agosto 1928, figlio di immigrati slovacchi di etnia rutena; il suo nome vero e’ Andrew Warhola. Tra il 1945 e il 1949 studia al Carnegie Institute of Technology della sua citta’. Si trasferisce poi a New York dove lavora come grafico pubblicitario presso alcune riviste, come “Vogue”, “Harper’s Bazar” e “Glamour”. Nel frattempo fa anche il vetrinista e realizza le sue prime pubblicita’ per il calzaturificio I. Miller. Nel 1952 tiene la prima personale alla Hugo Gallery di New York; nel 1956 espone alcuni disegni alla Bodley Gallery e presenta le sue Golden Shoes in Madison Avenue. Intorno al 1960 Warhol comincia a realizzare i primi dipinti che si rifanno a fumetti e immagini pubblicitarie. Inizia a utilizzare la tecnica di stampa impiegata nella serigrafia nel 1962, rivolgendo l’attenzione alla riproduzione di immagini comuni, degne del titolo di “icone simbolo” del suo tempo. Tratta anche temi carichi di tensione, come i ”Car Crash” (incidenti automobilistici) e ”Electric Chair” (sedia elettrica). Dal suo stile “neutro” e banale prende il via la cosiddetta Pop Art. Negli anni successivi decide di abbracciare un progetto piu’ vasto, proponendosi come imprenditore dell’avanguardia creativa di massa. Per questo fonda la “Factory”, che puo’ essere considerata una sorta di officina di lavoro collettivo. E’ allora che avvia i rapporti di lavoro con Leo Castelli. Nel 1963 inizia a dedicarsi al cinema e produce due lungometraggi: “Sleep” ed “Empire”. Nel 1964 espone alla Galerie Sonnabend di Parigi e da Leo Castelli a New York. Per il Padiglione Americano alla Fiera mondiale di New York realizza i ”Thirteen Most Wanted Men”. L’anno successivo espone all’Institute of Contemporary Art di Philadelphia. Fallito il tentativo di fondare un gruppo musicale con La Monte Young e Walter de Maria (due dei piu’ celebri compositori d’avanguardia del periodo), nel 1967 si lega al gruppo rock dei Velvet Underground di Lou Reed, di cui finanzia il primo disco. Anche la nota copertina del disco, una semplice banana gialla su sfondo bianco, e’ sua. Nel 1968 Warhol rischia la morte, all’interno della ”Factory”, per l’attentato di una squilibrata, Valerie Solanas, unico membro della S.C.U.M. (societa’ che si propone di eliminare gli uomini). Espone al Moderna Museet di Stoccolma e pubblica il romanzo “A: a novel”; produce il primo film in collaborazione con Paul Morissey, “Flash”, cui seguiranno “Trash” (1970) e “Heat” (1972). Nel 1969 fonda la rivista “Interview”, che da strumento di riflessione sul cinema amplia le sue tematiche a moda, arte, cultura e vita mondana. Fino al 1972 esegue ritratti soprattutto su commissione. Nel 1975 espone a Stoccarda, poi a Dusseldorf, Monaco, Berlino, Vienna e Zurigo. Nel 1979 il Whitney Museum di New York organizza una mostra di ritratti di Warhol, intitolata “Andy Warhol: Portraits of the 70s”. Nel 1982 e’ presente alla Documenta 5 di Kassel. Nel 1983 espone al Cleveland Museum of Natural History e gli viene commissionato un poster commemorativo per il centenario del Ponte di Brooklyn. Nel 1986 si dedica ai ritratti di Lenin e ad alcuni autoritratti. Negli ultimi anni si occupa anche della rivisitazione di opere dei grandi maestri del Rinascimento: Paolo Uccello, Piero della Francesca, e soprattutto Leonardo da Vinci, da cui ricava il ciclo “The Last Supper” (L’ultima Cena). Realizza anche alcune opere a piu’ mani con Francesco Clemente e Jean-Michel Basquiat, il “maledetto” della scena artistica newyorchese. Nella primavera del 1988, 10.000 oggetti di sua proprieta’ vengono venduti all’asta da Sotheby’s per finanziare la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts. Nel 1989 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grandiosa retrospettiva.

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