I Comunisti celebrano i novantuno anni dalla nascita del partito

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Era il 21 gennaio del 1921 quando, a Livorno, nel corso del XVII congresso del partito socialista italiano, la corrente di sinistra, guidata da Antonio Gramsci e Antonio Bordiga, diede vita al Partito Comunista d’Italia. Da allora oltre un ventennio vissuto in clandestinità per le persecuzioni della dittatura fascista e un fil rouge di passato, presente e futuro: Resistenza. E, per ricordare la costituzione di quello che sarebbe nato come Pcd’I, per poi tramutarsi in Pci, e, infine, a seguito di due scissioni (1991 e 1998), in Prc e Pdci, il Partito dei Comunisti Italiani ha organizzato, in una gremitissima sala “Giuditta Levato” di palazzo Campanella, un incontro dibattito per «ricordare – dice il leader regionale Michelangelo Tripodi –  non per commemorare». Presenti al dibattito moderato dallo stesso Tripodi: il responsabile nazionale dell’organizzazione Pdci, Francesco Francescaglia; il segretario provinciale del partito di Oliviero Diliberto, Lorenzo Fascì; l’intellettuale meridionalista, nonché direttore del settimanale “La Riviera”, Pasquino Crupi; il sindaco comunista di Polistena, Michele Tripodi;  la responsabile provinciale della Fgci, Daniela Labate. «Sono passati 91 anni, siamo ancora qui – rivendica con un pizzico d’orgoglio Michelangelo Tripodie avvertiamo la necessità di rappresentare la ricorrenza storica in un periodo particolare tanto per il Paese quanto per la Calabria, in cui emerge l’enorme bisogno dei comunisti e della sinistra». A fare da trait d’union tra passato, presente e il futuro che i comunisti immaginano, è toccato invece a Fascì. «Se immaginassimo la storia d’Italia senza la presenza dei comunisti, emergerebbe un altro mondo. L’Italia civile e democratica viene dalla resistenza e dalla Costituzione, di cui i comunisti sono stati protagonisti principali». E proprio dalla difesa della tanto bistrattata Costituzione «che tutto il mondo ci invidia», Fascì ricorda anche quanto sia apprezzata all’estero la preparazione degli esponenti Pdci. «La Cina, il più grande Paese del mondo, ha chiamato per scrivere la sua carta costituente i più grandi professori italiani – aggiunge Fascìe tra loro c’è il nostro segretario nazionale Oliviero Diliberto». Il Pci è stato un partito di massa che ha cambiato e migliorato l’Italia e raggiunse picchi del 34% dei voti. Il Pdci, così come il Prc e tutta la sinistra antagonista, oggi è fuori dal parlamento. Tocca al prof. Pasquino Crupi fotografare un momento non certo esaltante. «Il Pci non è morto e non sono morti i comunisti in italia. Purtroppo – sottolinea – non ci troviamo neppure di fronte a una celebrazione: dopo 91 anni ci troviamo ancora di fronte a un partito comunista in divenire, ma sono convinto che diverrà». Poi la rivendicazione di coerenza. «Dopo 91 anni siamo ancora – puntualizza Crupil’angolo retto della storia. Siamo l’unica forza che non ha avuto alcuno spostamento rispetto alle sue ragioni di nascita, le sue radici e le sue battaglie. Non credo si possa dire la stessa cosa del Pd riverniciato». Poi, inevitabilmente, la discussione scivola su un Mezzogiorno, da sempre, mortificato. «Nemici come Berlusconi e La Russa erano facilmente riconoscibili: Monti, Passera e Fornero molto meno. In passato ci raccontavano che del Mezzogiorno si sarebbero occupati nel secondo tempo perché nel primo puntavano allo sviluppo del Paese. Oggi, il genero di Caltagirone, Pierferdinando Casini, ci dice che il Sud rappresenterà il terzo tempo e – chiude sarcastico – non capisco perché il Mezzogiorno venga sempre per ultimo». Ma se l’Italia sta male, la Calabria e Reggio stanno peggio. A ricordarlo ci pensa lo stesso segretario regionale Pdci. «Siamo la prima grande città di tutto il Paese sotto commissione d’accesso. Abbiamo condotto, in maniera spesso isolata, questa battaglia di denuncia, quando molti altri si giravano dall’altra parte e facevano finta di non vedere. Questo è stato il Modello Reggio. Ha tradito il buon governo di Falcomatà e ha un solo responsabile: Scopelliti. E’ sua la responsabilità se a Reggio è arrivata la commissione d’accesso antimafia. Le responsabilità sono sue, non di Arena o di assessori di secondo piano. Scopelliti ha costruito la sua vittoria alle elezioni regionali pompando questo modello Reggio: un modello dove il Comune è in affari con la ‘ndrangheta nelle società miste come Multiservizi. Noi non vogliamo solo la commissione d’accesso: ci auguriamo che quest’amministrazione venga rapidamente sciolta». La manifestazione è stata chiusa dall’intervento di Francesco Francescaglia, responsabile nazionale organizzazione del partito. Al termine della bella e riuscita iniziativa politica, la serata si è conclusa con la cena sociale alla quale hanno partecipato militanti e simpatizzanti del PdCI.

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