Siria; prosegue la repressione fra i silenzi dell’occidente

StrettoWeb
Le proteste anti-Assad per le strade di Damasco

In Siria non si arrestano le violenze. Solo nella giornata di ieri, alla vigilia di un importante incontro diplomatico tra membri del governo siriano e rappresentanti della Lega Araba, sono stati uccisi altri 17 civili dalle forze fedeli al presidente, Bashar Al Assad. Secondo alcune fonti degli attivisti, che da mesi hanno lanciato una dura rivolta contro il regime di Assad, in soli due giorni di scontri e sparatorie sarebbero morti oltre 57 civili. I militari siriani non hanno esitato di utilizzare la contraerea contro i manifestanti che hanno affollato le piazze del paese protestando duramente contro il regime di Bashar Al Assad, forte di importanti sostegni economici e militari provenienti dal vicino Iran e dalla Russia che nel paese dell’Asia minore vanta importanti interessi economici. Nel bilancio dei morti di Ottobre, purtroppo, figurano anche 31 bambini e ragazzini uccisi dai cecchini del regime di Assad in appena 4 settimane di scontri, ormai estesi a quasi tutto il paese. Recentemente il centro di documentazione delle violazioni in Siria, legato ai comitati degli attivisti anti-regime, promotori delle rivolte che da oltre 7 mesi hanno insaguinato le strade di molte città siriane, hanno pubblicato tutte le generalità dei 17 civili uccisi nella giornata di ieri. La maggior parte delle vittime proviene dalla regione centrale di Homs e Hama, le cosiddette città martiri (un pò come Misurata e Sirte per la Libia). In queste città, ormai da giorni, sarebbero attivi migliaia di disertori dell’esercito siriano, sunniti, che starebbero lanciando una pesante controffensiva nei confronti del comando generale delle forze armate siriane, retto dal presidente, Bashar Al Assad, che ricordiamo appartenente alla minoranza religiosa alawita (occhio a questo particolare). Ciò spiega i recenti attacchi armati compiuti proprio nella regione di Hama in questi ultimi giorni, costati la vita a 17 militari lealisti, fedeli ad Assad. Altri 10 governativi filo-Assad sarebbero stati assassinati nella regione di Idlib, confinante con la vicina Turchia che con i suoi mezzi protegge i vertici del sedicente esercito siriano libero. Qui si temono anche infiltrazioni qaediste e di elementi vicini agli ambienti “salafiti” che potrebbero provocare una ulteriore destabilizzazione in tutta l’area.

Il presidente siriano, Bashar Al Assad

Mentre in Siria si continua a spargere sangue, da una parte e dall’altra, sorprende l’immobilismo delle grandi potenze occidentali, ma soprattutto dei grandi organi internazionali (vedi l’ONU), che sembrano poco interessati alla faccende di Damasco, riservando un trattamento diverso (con l’intervento militare per scopi umanitari) a quanto fatto di recente in Libia (dove i guai arriveranno fra qualche mese). Finora la UE ha adottato delle sanzioni economiche, poco proficue, che riportano dirette ripercussioni su alcuni paesi del vecchio continente. Le possibilità di un intervento militare in territorio siriano, da parte di forze internazionali, sotto il patrocinio del “mandato umanitario” delle Nazioni Unite, non è certo esclusa. Tanto che secondo alcuni analisti una possibile guerra promossa da USA-NATO contro l’Iran comporterebbe, come primo passo, una campagna di destabilizzazione (cambio di regime), tra cui operazioni segrete d’intelligence a sostegno delle forze ribelli contro il governo siriano. Diciamo che in questo caso, l’abbattimento del regime alawita di Bashar Al Assad, rappresenterebbe una porta aperta per l’ultimo affronto nei confronti di Teheran, scomodo vicino anche per i potenti membri della monarchia saudita (i primi produttori al mondo di petrolio) storici alleati in Medio-Oriente degli USA. Per il momento le possibilità di un intervento armato contro Assad ci sembra poco probabile, in vista anche delle pressioni della Russia e della Cina che da mesi si oppongono alle sanzioni economiche promosse dagli europei, in virtù di importanti interessi economici e geopolitici. Di tutta risposta non tardano neppure i ringraziamenti del governo siriano ai governi amici: “Russia e Cina, opponendo il loro veto, si sono messe al fianco del popolo siriano e ci hanno dato il tempo di attuare le riforme politiche, senza passare attraverso le sofferenze subite dall’Iraq, dalla Libia, dal Pakistan e dall’Afghanistan”, ha affermato, Bouthaina Shaabane, alta consigliera politica di Assad.

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